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Dall’alto della china ove finiva la zona coltivata a vigne, don Innassiu Boy assisteva alla ripiantagione delle viti distrutte dalla filossera. Come tutti i vecchi egli rimpiangeva i bei tempi passati, e lisciandosi e stringendo entro il pugno la gran barba bianca, mentre con gli occhi azzurrognoli ancora innocenti guardava le figure grigie e nere dei contadini curvi a ficcar le viti entro le buche già pronte, raccontava alla nipotina Onoria, studentessa ginnasiale, gli usi antichi.

— Ai miei tempi si faceva una bella festa, in questo giorno. Si invitavano tutti i contadini amici, ed essi in poche ore piantavan le viti, cantando, ridendo, e soprattutto bevendo del buon vino per augurare che la nuova vigna ne desse di simile. E il banchetto che si faceva all’aperto, sotto il sole? Non se ne parli. Sembrava un banchetto di nozze, non ti dico altro. Solo aggiungo che i contadini amici non invitati si offendevano.

«Ma appunto perchè si mangiava bene! Oh, poi c’ era da divertirsi. Solo il padrone ap-