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libeccio 277


mordere le loro vesti, i loro capelli: l’anima rimaneva immobile, sprofondata nell’orrore del turbine come lo scoglio lì accanto.

Finalmente l’uomo parve calmarsi: riaprì gli occhi e aggiustò il drappo intorno alla testa di Agata.

— Senti, vedrai che tutto finirà. Abbi fede in me. Ritornerà tutto come prima, quando eravamo ragazzi, ricordi? Io venivo al muro, fra il vostro orto e il nostro, e tu sfregavi fra le tue mani il girasole per coglierne i semi. Ti rammenti, Agata? Ma voi eravate ricchi e noi poveri, e tu non mi hai voluto. Volevi il vecchio ricco! Dio paga questi peccati; Agata! Ma adesso hai espiato abbastanza. Adesso tu vai là, dentro la mia capanna, e non ti muovi più. Hai capito? Devi ubbidire anche a me, almeno una volta! Questa volta sola!

Con sorpresa vide ch’ella ubbidiva. La condusse alla capanna e la chiuse dentro. Egli tornò al punto dond’era partito: si buttò di nuovo sulla sabbia e di nuovo il rombo del mare e del vento si confuse con l’ansito del suo cuore.

*

L’amante tardò ad arrivare, quella notte. Aveva la stessa figura della sorella, lo stesso drappo in testa, ma più chiuso, in modo che si intravedeva appena il luccichio degli occhi, come su una maschera nera.