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libeccio | 273 |
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Si buttò sulla sabbia accanto a lei e gli sembrò che tutto intorno, il mare e il cielo, tutto fosse mosso dalle ali nere del drappo che le si sbatteva sul capo. Il naso duro di lei, le labbra sporgenti, si disegnavano sul vuoto livido come il profilo d’una medaglia sul bronzo.
— Come sta tuo cognato? — domandò l’uomo.
— Tu dovresti saperlo più di me!
— Come più di te? Perchè più di te?
— Perchè con mia sorella tu vai d’accordo più che essa non vada con me! Così!
Il vento le portava via di bocca le parole aspre. L’uomo le si accostò di più, quasi con la testa sotto i piedi di lei e la guardò di sotto in su.
— Che cosa è successo, Agata? Perchè sei così stanotte? Perchè sei qui, sola? Non hai, come dicesti tante volte, paura di tuo marito? Dov’è, lui?
— Come sei curioso, Diego! Egli, sì, anche stasera mi disse che se mi vede con te mi uccide: uccide me, sai, non te. Non aver paura, dunque.
Egli le balzò inginocchiato davanti, tremante e feroce. Gli sembrava di affondare nella sabbia, davanti a lei, e ch’ella dovesse cal-