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180 | l’uomo nuovo |
studiava giorno e notte perchè giusto in quei giorni doveva dar l’esame di patente; nell’uscire s’affacciava alla porta, vedeva Annarosa buttata su un quadrato di sole, nera immobile come un’ombra su un tappeto d’oro, ma non osava avanzare. Finalmente la madre scattò:
— Le parli lei, don Zosè, vede com’è? La lascia morire? È questo il bene che le vuole?
Egli guardò la donna, dall’alto, s’avanzò, con le braccia incrociate sul petto e le mani sotto le ascelle, si fermò davanti all’ombra.
— Annarosa, alzati.
Ed ella s’alzò, come Lazzaro alla voce di Cristo; ma appena egli andò via tornò ad accovacciarsi col viso sulle ginocchia, e la madre chiamò di nuovo il giovine.
Vinto da un po’ di rimorso egli si prestava a confortare la disgraziata, i giorni passavno e a poco a poco le cose e le persone riprendevano il solito aspetto: e la madre guardava lo studente aspettando da lui la parola di vita. Ma alla vigilia della partenza egli non s’era ancora spiegato; solo verso sera chiamò Annarosa e la pregò di tirargli giù dal guardaroba i suoi vestiti d’inverno.
La madre aspettava ansiosa nel cortiletto, ma aveva caldo e si mise sulla scaletta: anche lì non trovò pace e salì sul ballatoio, e sentì che quei due, dentro, parlavano calmi e pacifici come due viandanti lungo la strada.
— Se mi mandano lontano, a Sorgono, per