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172 l’uomo nuovo


ni in viaggio, per l’anima mia, le par poco? Così lontani son gli stazzi di Terranova?

Ma egli leggeva il giornale e non l’ascoltava più: ed ella se ne tornò al portone in attesa che sua madre tornasse dalla Chiesa Maggiore, ov’era andata per recitare i «responsos» di Sant’Antonio, specie di consulto col santo il quale doveva rivelarle chi aveva rubato i bottoni d’oro a una povera serva straniera.

Annarosa era turbata, ma taceva e pensava. Ogni parola della lettera le si era impressa nella memoria, e in ogni pietra intorno vedeva scolpito il cuore con la freccia: neppure le parole pungenti di quel matto dello studente turbavano la gioia della sua anima semplice e innamorata.

Egli intanto s’era mosso per preparare la sua cena: uscì nel ballatoio, in fondo al quale un armadietto e un fornellino a mano costituivano la sua dispensa e la sua cucina, e ruppe versandole nel tegamino due delle uova che gli mandavano col pane e l’olio dal suo paese natio.

La faccenda non lo umiliava: egli era convinto che l’uomo superiore deve fare a meno dei suoi simili, pur cercando di sollevarli alla sua altezza. La bellezza e la verità della vita sono dentro di noi — egli pensava soffiando sul fornellino — come il bel rosso dorato e il puro albo dell’uovo sono dentro il guscio sporco e inutile: basta romperlo, il guscio; ed egli riteneva d’averlo rotto, rinnegando, alla vigilia di farsi prete, la religione