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Solo zia Vissenta, la vecchia serva fedele, sapeva della partenza della sua padrona.
Il chiarore argenteo dell’alba di maggio si fondeva ancora con la luminosità dorata della luna quando ella si affacciò al ballatoio della scaletta esterna per chiamare il servo, che era anche un parente povero della sua padrona.
— Ziu Juannì, alzatevi, sellate i cavalli.
L’uomo, che dormiva sotto una tettoia come un cane fedele, si alzò rigido, d’un pezzo, con la schiena dritta come quella di un giovanotto di vent’anni e andò a lavarsi al pozzo. Era un bell’uomo; alla luce dell’alba il suo viso bagnato, coi capelli rossastri ondulati di qua e di là dalle orecchie, con gli occhi dolci e verdognoli, sembrava quello di un Cristo appena verniciato.
In breve il cortile fu pieno dello scalpitìo dei cavalli, del canto del gallo, dell’abbaiare del cane; altri galli ed altri cani rispondevano, e pareva che il villaggio e i dintorni fossero abitati solo da animali domestici.
La padrona apparve sul ballatoio, piccola e legnosa nel suo costume scuro; oltre la benda gialla che le avvolgeva il capo, un faz-