Pagina:Deledda - Chiaroscuro.djvu/152

146 al servizio del re


svelto, anche lui accusato di favoreggiare i banditi, e le notizie e le storie che egli cominciò a raccontare sollevarono l’animo dei prigionieri.

Eppure queste notizie erano orribili, ma avevano qualche cosa di fantastico, erano quasi epiche come notizie di guerra. In tutto il circondario di Nuoro era stato proclamato lo stato d’assedio: la città, le campagne, i villaggi erano pieni di soldati, e il terrore regnava nelle famiglie. I banditi, cacciati dalle montagne e dai boschi di Nuoro, s’erano tutti riuniti e rifugiati nella foresta di Morgogliai, in un sito quasi inaccessibile, tra fortezze naturali di roccie e di macchie. La «forza» li circondava, con un vero assedio.

— Una notte, un mese fa, mi chiamarono presso una donna morente che voleva confessarsi, — raccontò il prete. — Andai. Giaceva sul letto una donna col capo avvolto in un fazzolettone bianco, e solo dopo qualche istante mi accorsi che era un uomo.... Era un bandito ferito. Per questo fatto ora eccomi qui.... in buona compagnia....

— Sicuro, in buona compagnia! — urlò zio Salvatore. E il prete non si lamentò più.

Due giorni dopo furono introdotti due giovani possidenti d’Orotelli, due amici intimi, uno dei quali s’avanzò verso gli altri detenuti dicendo:

— Scusate, fratelli cari, se vi disturbiamo. L’albergo è pieno, e bisogna restringersi un poco per far posto a tutti.