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chiaroscuro 9


muri, da parecchi anni la corteggiavano. Ai primi due, molto poveri, nella cui assiduità poteva entrare un po’ di calcolo (il povero è sempre sospettato!) Sabéra aveva tolto ogni speranza; per il terzo era incerta: egli era brutto ma quasi ricco.

Quando il pigionale tardava a rientrare, il piccolo Sidòre, bianco di calce fin sui capelli, con la giacca sull’òmero, s’appoggiava al muro accanto alla donna e le diceva sottovoce:

— È inutile che tu lo aspetti! È dal Milese e gioca alle carte con don Giame. Dà retta a me, donnina; alzati e chiudiamo la porta.... Al resto penserà poi il parroco.

E tirava fuor dalla saccoccia un pugno di noci, o una melagrana, e gliele dava. Ella prendeva il regalo, ma non esaudiva i desideri di lui.

Una sera egli si avvicinò mentre Cáralu si dondolava sul suo sgabello.

— Sono stato al tuo paese, sai! Ho venduto a tua madre due carri di calce. Un sacco indovina a chi l’ho venduto? A quella ragazza alta che doveva sposarsi con te. Essa deve intonacare la sua casa perchè si sposa con un altro, un certo Muschineddu che è tornato dall’America, uno basso, nero....

Cáralu balzò in piedi, rigido, livido; ma a un tratto si rimise a sedere e cominciò a ridere: un riso nervoso, a singulti, che non finiva mai.

— E dire che essa ha fatto il salto! — gridò finalmente. — L’ha fatto con me, pos-