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padrona e servi | 131 |
una volta neri eran divenuti d’un color nocciuola dorato, fissi e indifferenti come quelli della lepre.
Dall’interno della casa ove i due avevano in subaffitto una stanzetta terrena che dava sul cortile, usciva un chiasso come quello della Conciliazione; i padroni di casa litigavano e nella bettola di loro proprietà gli uomini giocavano alla morra e ridevano.
La moglie di Elia, come suo marito nella Conciliazione, rimaneva inerte, indifferente alle voci del prossimo. Così egli la voleva e l’amava.
— Sai cosa faccio? — le disse carezzandole i capelli e guardando il cielo. — Vado.
— Dove?
— Dove? Ma di che si parla? Dallo zio Agostino. Il tempo è bello, — aggiunse senza rivelare tutto il suo pensiero; ma la moglie dovette indovinarlo perchè guardò le scarpe leggere e consunte di lui e domandò: — e i denari del viaggio?
— Ce li ho. Non preoccuparti, non pensare a nulla. Tutto va bene, nel mondo, a saper prendere le cose con calma e filosofia; tutto sta a volersi bene, a trattarsi con gentilezza. Queste cose appunto dicevo qui.... stamattina.... Vuoi leggere?...
Staccò i foglietti dal taccuino e timidamente, arrossendo, glieli lasciò cadere in grembo. E furono la sola provvigione che le lasciò per quei giorni.