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— Fanno all’amore, — disse Bustianeddu. — Se i maestri li vedono!...
Anania non rispose, convinto che gli scolari e le scolare di quarta e quinta fossero abbastanza grandi per far all’amore.
— Si scambiano anche delle lettere! — riprese Bustianeddu, con grande importanza.
— Anche noi, quando saremo in quarta, faremo all’amore! — disse Anania con semplicità.
— Cosa fai tu, mammalucco! Impara prima a pulirti il naso.
E si presero per mano e si misero a correre.
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Dopo quel giorno altri ed altri ne passarono; tornò l’inverno, venne riaperto il molino, ricominciarono le scene dell’anno avanti. Anania era il primo della classe e fin d’allora tutti dissero che egli sarebbe diventato medico o avvocato o magari giudice.
Tutti sapevano che il signor Carboni aveva promesso di assisterlo negli studi; ed anche lui lo sapeva, ma ancora non riusciva a farsi una giusta idea del valore di questa promessa. Solo più tardi cominciò in lui la gratitudine; per allora provava una soggezione invincibile e nello stesso tempo una vera felicità quando vedeva la florida ed affabile persona del padrino. Spesso veniva invitato a pranzo dal signor Carboni, ma, strano invito, egli doveva mangiare in cu-