Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/17


— 11 —

molta gente; faremo festa e alla notte canteremo.

— Oh, mio padre non vorrà! — ella disse sospirando.

— Ma è curioso quell’uomo! Si vede che non conosce mia moglie: ella è decrepita come le pietre, — disse Anania, sempre frugandosi in seno. — Ma dove l’ho messa?

— Che cosa? Tua moglie? — chiese maliziosamente Olì.

— Ebbene, una croce! Ho trovato anche una croce d’argento.

— Anche una croce d’argento? Dove era l’anello? E tu non me lo dicevi?

— Ah, eccola. Sì, è d’argento vero.

Egli trasse di sotto l’ascella un involtino: Olì lo svolse, palpò la crocetta e domandò ansiosa:

— Ma è dunque vero? Il tesoro c’è?

E pareva così felice che Anania, sebbene avesse trovato la crocetta in campagna, credette bene di lasciarla nella sua illusione.

— Sì, là, nell’orto. Chissà quanti oggetti preziosi ci saranno! Ma bisognerà che io frughi di notte.

— Ma il tesoro è del padrone.

— No, è di chi lo trova! — rispose Anania; e quasi per avvalorare questo suo principio egli cinse Olì con un braccio e cominciò a baciarla.

— Se io troverò il tesoro tu verrai? — le chiese tremando. — Verrai, dimmi, fiore? Bisogna che io lo trovi subito perchè non posso