Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 142 — |
— Eppure, — prosegui l’altra, ridendo e guardandolo languidamente, — essa è gelosa di me. Osserva come guarda! Stupida! Ella pensa sempre a te perchè l’ultima notte dell’anno scorso, quando sorteggiammo gli innamorati, il tuo nome venne fuori assieme col suo!
— Lo so, dunque! Finiscila! — diss’egli infastidito. — Io parto domani; addio. Desideri qualche cosa?
— Prendimi con te! — ella propose con ardore.
Un pastore, che aveva finito di sorseggiare un calice d’acquavite, uscì dalla bettola e pizzicò la fanciulla.
— Sas manos siccas1, lepre pelata! — gridò Agata; poi attirò Anania entro la bettola e gli chiese che cosa desiderava bere.
— Niente, addio, addio.
Ma Agata gli versò un calice di vino bianco, e mentre egli beveva, ella, appoggiatasi languidamente al banco, guardava fuori e diceva:
— Anch’io verrò presto a Cagliari; appena avrò un costume nuovo e i bottoni d’oro per la camicia, verrò a Cagliari e cercherò servizio. Così ci rivedremo.... Oh, diavolo, ecco che viene Antonino; egli mi vuole in isposa ed è molto geloso di te. Ah, gioiello mio, addio, vattene....
Dicendo così si gettò su lui con uno slancio felino e lo baciò sulla bocca; poi lo spinse
- ↑ Ti si rattrappiscano le mani.