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pazzo. Ha chiesto la mano delle figlie del medico; voleva o l’una o l’altra! L’hanno cacciato via col manico della scopa. Ora vuole Margheritina, perchè prendendole la misura delle scarpino le ha stretto il piede....

— Doveva dargli un calcio! — gridò Anania, balzando in piedi, col gattino intorno al collo. — Un calcio sul viso!

Nanna lo guardò: i suoi piccoli occhi rifulgevano stranamente.

— Ecco, — disse, svolgendo i pacchettini con le mani tremolanti, — è quel che dissi io. Eppoi c’è anche un militare, un ufficiale o un generale, non so, che vuole sposare Margherita. Ma io dissi: no, ella è una rosa e deve sposare un garofano; freschi entrambi.... Prendine dunque uno.... — S’avvicinò ad Anania, porgendogli i confetti; ma egli balzò indietro gridando:

— Puzzate come una botte! Lontana da me!

Nanna traballò; qualche confetto cadde e rotolò sul pavimento.

— Il garofano mio! — diss’ella carezzevole, nonostante le cattive parole di Anania. — Sei tu il garofano di Margherita! Tu dunque parli? Va, studia, diventa dottore.

Anania si curvò, raccolse i confetti; poi rise e disse tutto felice: — Mi raccatteranno così, le ragazze: non è vero?

E si mise a ballare col gattino fra le braccia. Ma d’improvviso ridiventò cupo.