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e mai guancie tonde di signorina furono segnate da più irresistibili fossette.

— Chi è quella donna? — chiese rozzamente Zuanne, appena oltrepassata la casa.

— Donna! È una ragazza della mia età! — osservò un po’ bruscamente Anania. — Ha solo nove mesi più di me.

Al che Zuanne fu colto da grande imbarazzo e non osò più fiatare mentre Anania, come se la volontà non gli bastasse per tener ferma la lingua, mentiva pur sapendo di mentire, ma provando una struggente felicità al pensare che ciò che diceva potesse esser vero.

— Quella è la mia innamorata, — disse.



La notte, mentre in cucina il mugnaio, coricato su una stuoia, si faceva raccontare da Zuanne la scoperta delle rovine di Sorrabile, l’antica città dissotterrata nei dintorni di Fonni, e domandava se vi si potevano trovare ancora dei tesori, Anania guardava dalla sua finestruola il lento sorgere della luna fra i denti neri dell’Orthobene.

Finalmente era solo! La notte regnava, piena di fremiti e di dolcezza, e già il cuculo riempiva di gridi palpitanti la solitudine della valle. Ah, così tristemente Anania sentiva gridare e palpitare il suo cuore, in una solitudine infinita.