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58 | cattive compagnie |
possa anch’io esservi utile. Ecco, — aggiunse, rianimato dal silenzio di Serafino, volgendosi con le ginocchia verso lo scoglio — io scendo giù qui: la roccia non serba traccie: voi non avete veduto niente di niente, e.... Dio vi ricompenserà....
Serafino credeva di sognare. Avrebbe voluto dare l’allarme, legare l’uomo, compiere infine quello che i suoi superiori chiamavano “dovere„, ma non poteva. Una forza misteriosa, come nei sogni, gli impediva quasi di muoversi. Il soffio ansante e supplichevole del condannato gli destava una profonda pietà, e quasi un senso di ammirazione per quel vecchio essere che dall’abisso della sua miseria anelava ancora alla vita con tanta fede e tanta passione.
Senza domandarsi se valeva più la sua o la vita del disgraziato, pensò che forse era giunta l’ora di morire. La sua morte poteva essere interpretata come un omaggio al dovere; no, non doveva lasciarsi sfuggire questa occasione.
— Andatevene — mormorò.
E rimise su il fucile e lo battè al suolo.
L’uomo allora gli abbracciò le ginocchia, in silenzio; poi mise una mano per terra, si sollevò gemendo. Alto, nero nella notte, mormorò una benedizione.