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54 | cattive compagnie |
pareva che l'isola fosse uno smisurato mandolino capovolto sulle acque entro le quali le sue corde vibravano con un gemito d’infinito dolore. Dormire, dormire! Mai come in quel momento aveva sentito lo spasimo dei sonno non soddisfatto. Gli pareva di sentire passi furtivi e pensava sempre al condannato agonizzante, forse già morto: quello, almeno, s’era addormentato una buona volta! Egli lo conosceva; lo aveva spesso sorvegliato mentre riattava il lastrico della strada: era un muratore, uno dei tipi più miti del penitenziario, un uomo alto, magro, curvo, col viso dolce di vecchio biondo, con due piccoli occhi giallognoli sorridenti.
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Eppure.... Eppure gli pareva di sentir davvero un fruscio di passi misteriosi. Riaprì gli occhi, si scosse. Storie di forzati evasi gli tornarono in mente. Pochi mesi prima cinque condannati, fra i quali un vecchio di settant'anni, erano evasi con astuzia meravigliosa, profittando appunto della barca d’un pescatore d’ostriche; ma giunti alla riva opposta non avevano saputo nascondersi, vagando per otto