Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Novella romantica | 49 |
prete, e riprese la salita frettoloso e sollevandosi ancor più la sottana sulle calze turchine.
Serafino e il compagno, che era uno studente musicomane, si misero a discutere, come usavano spesso. Serafino sfoderò questa questione: perchè i condannati a lunghe pene e i malati incurabili non capiscono che dovrebbero suicidarsi.
Il musicomane rispose che tanto gli uni come gli altri sperano di finir la pena o di guarire.
— Che vuoi, la vita è bella! — concluse, con gli occhioni neri scintillanti di gioia. — Basta vivere per vincere. E vedi, più si è malati, più si è condannati ad una pena grave, più si ama la vita.
— Parole! La vita, senza la salute, senza la libertà, senza la ricchezza, è una Vittoria con le ali spezzate, — disse poeticamente Serafino.
— Io godo poca salute, — ribattè l’altro, — sono spiantato, sono ora costretto al servizio militare; eppure, sono contento. Peggio per chi non lo è.
— Tu sei un incosciente.
Una voce rauca come il grido d’un gallo interruppe la discussione.
— Abate!
deledda. Cattive compagnie | 4 |