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Solitudine! | 25 |
ospite, non avrebbe esitato un momento a lasciarsi vincere dal suo istinto.
La notte passò, tormentosa per tutti. Marianna non dormiva: il ferito gemeva; Sebiu sognava strane cose. All’alba arrivarono i carri del carbone, ed egli avvertì Marianna di non uscire dalla capanna. Ella sperava sempre di veder da un momento all’altro suo padre sollevarsi ed essere in grado di partire; ma la febbre, nonché diminuire, cresceva. Egli ricominciò a delirare.
Allora anche lei, come Sebiu nei primi momenti, perdette la testa: chiamò il guardiano e gli disse che voleva far venire il medico.
— Dirò che mentre io e mio padre viaggiavamo a cavallo per andare alla festa campestre di San Costantino ignoti malfattori ci hanno assalito.
— Ma il dottore riconoscerà che la ferita data da quattro giorni! — osservò il giovine.
— Il nostro medico è un uomo onesto, indiavolato: denunzierà il caso al pretore, non dubitarne.
Marianna cominciò a piangere.
— Ma non bisogna lasciarlo morire così! Gli verrà la cancrena. Egli morrà qui! Egli morrà qui!
Sebiu la guardava con pietà: e poiché ella continuava a disperarsi, le diede un consiglio: