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24 | cattive compagnie |
D’altronde era pericoloso mettersi in viaggio prima che il vecchio avesse riacquistato un po’ di forza.
Sebiu cedette il suo posto alla donna, e se ne andò a dormire sui mucchi di sacchi, nella tettoia. Ma non potè chiuder occhio. Aveva come delle allucinazioni. Vedeva Marianna accanto a lui, e provava un desiderio violento di possederla. La presenza di lei, in quel luogo dove non era mai passata una donna, pareva riempisse di vita la solitudine profonda della landa e della spiaggia. Il mare si sollevava ancor più del solito, e le onde coperte di schiuma parevano, al chiaro di luna, grosse capre saltellanti, desiderose di balzare fra le macchie per pascervi l’erba nascente; ma nonostante la loro forza e la loro agilità non riuscivano a oltrepassare le roccie, sulle cui sporgenze lasciavano come dei bioccoli di lana.
Il cuculo ripeteva il suo grido, in lontananza, fra le paludi che riflettevano la luna; il suo grido pareva il richiamo appassionato d’un fantasma, e destava un senso di pietà e il desiderio di cose inafferrabili.
Sebiu sentiva voglia di piangere e nello stesso tempo il desiderio selvaggio e insistente di prender la donna lo assaliva come le onde assalivano le roccie; s’ella non fosse stata sua