Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/30

20 cattive compagnie


quella di una donna; d'una vedova, a giudicarne dalle vesti nere e dalla benda che le avvolgeva il capo e le nascondeva quasi completamente il viso.

Arrivata davanti a Sebiu ella tirò la briglia, fermò il cavallo e domandò:

— Buon uomo, è cala Delunas, questa?

— Sì. Sei Marianna Sanna?

— Sì, — ella disse con voce sicura.

Egli è qui; sono io che ho scritto.

— Dio ti rimeriti, — ella rispose e smontò agilmente, aiutata da lui.

Proseguirono la strada a piedi, fino alla spiaggia. Indolenzita dal lungo cavalcare, la donna zoppicava alquanto, e anche il cavallo fiutava la sabbia e si scuoteva tutto come per liberarsi dalla stanchezza del viaggio. Mentre le raccontava l’avventura del frate, Sebiu guardava la donna, ch’era alta e sottile, ma non riusciva che a vederne gli occhi dolci e chiari, il cui bianco, al riflesso della luna, sembrava di madreperla: e gli pareva di averla altra volta incontrata.

— Poco fa il vecchio s’è inquietato, protestando la sua innocenza e accusandomi di averlo tradito e rovinato, con l'avvertirvi, — egli concluse, — ma che dovevo fare? Ho fatto male?

— Tu hai fatto bene: hai fatto quello che