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La medicina 191


dendo fra le dita il lembo della giacca del dottore e scuòtendolo. — Dica lei, che è dottore: perchè siamo nati? Per soffrire così? C’è Dio?

Il dottore sollevò un dito e fece cenno di no. E mentre ziu Tòmas continuava ad inveire contro Dio e contro la natura, il Suelzu lo guardava dall’alto; e non parlava, e pareva triste ed imbarazzato, quasi mortificato che Dio e la natura fossero così ingiusti e crudeli.

— Io sono stato sempre un uomo serio, — continuò il vecchio. — Allegro sì, ma non sciocco: il dolore mi ha ridotto come un bambino, adesso. Non credo più a nulla e credo a tutto! Credo persino alle cose che un tempo mi facevano ridere. Sì, lei ha veduto.... sono andato dalla fattucchiera.... sono andato per chiederle una medicina....

— Quella donna è furba, — disse allora il dottor Suelzu, animandosi. — Anch’io sono capitato da queste parti per un affare, e sono andato a vedérla.... per curiosità: è furba, sì, è furba!

— Ma indovina, vero, qualche volta? me lo dica, dottore mio, me lo dica in sua coscienza; lei ci crede?

Il vecchio era diventato ansioso: aveva bisogno di credere. Il dottore lo guardò. Ebbe pietà di lui?