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10 | cattive compagnie |
al chiaror della fiamma, un riflesso di marmo.
Per far presto, egli stracciò la camicia, aiutandosi coi denti; con una delle maniche formò una specie d’impacco sul quale versò l’acqua della brocca, e in pochi momenti lavò e fasciò la ferita che tagliava profondamente la carne intorno alla scapola sinistra del vecchio.
— Ora vi darò un po’ d’acquavite — disse poi, estraendo un fiaschetto dal cestino. — State tranquillo, su, state allegro!
Nonostante questo consiglio il ferito batteva i denti e piangeva. Sebiu gli sollevò la testa e gli mise il fiaschetto sulle labbra.
— Su, su, coraggio! Domani mattina potrete andarvene: su!
Il vecchio singhiozzò e bevette: per un attimo parve rianimarsi; tentò anche di alzarsi, balbettando:
— Ora.... ora vado.... Ti manderò una camicia nuova.... Io non ho che camicie da paesano, ma.... mia figlia.... te ne cucirà una.... una....
Si sollevò alquanto, fissando il guardiano con le pupille dilatate; poi diede un lungo gemito e si piegò sul fianco.
— Ohè, ohè, uomo, che fate? Ora sto fresco! — gridò Sebiu.
L’uomo sembrava morto: dopo qualche tempo rinvenne, ma non parlò più, assalito da una