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188 | cattive compagnie |
se lo sanno loro mi sotterrano viva come una tarantola. È stato proprio un voto, le dico:
vada a vedere se ho portato i soldi a Nostra Signora, benedetta sia.
— Liè, è la terza volta che ti vedo a mendicare, — disse una voce rauca e triste, una voce che rimproverava e compativa. — Liedda! Liedda! È stato sempre per voto?
— Sempre, dottore mio bello, sempre!
— Ed io ti dico invece che non è per voto. Raccontalo alle galline il tuo voto, non a me. È una malattia la tua; tu sei stata mendicante da bambina, ed ora ritorni al tuo vizio, come altri ritornano al vizio del vino, al vizio del giuoco e delle donne. Vergognati; vergognati.
— È un voto, — insisteva la donna, con voce incerta. — Le dico, è un voto.
— No, bella mia, i denari te li porti a casa. Questo è il voto. Del resto, non importa nulla. Hai veduto, stamattina ho finto di non vederti. È una malattia la tua, ma non è dannosa per gli altri; così fossero tutte le altre malattie.
Per un momento le due voci tacquero, poi la voce rauca riprese:
— E quel vecchio, quel tuo compaesano, che ha?
— Lui, niente! È sano come un pesce E una sua nipote, che è malata, l'unica sua ni-