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vane ancora: tutti credono che tu sii una vedova decaduta e tutti ti dànno il loro obolo. Ecco tutto, cristiana! Quasi quasi mi metto a chiedere anch’io, ripeto.

— Adesso vado e getto i soldi nella cassetta della Madonna: poi mi farò dar da mangiare, anche. Speriamo non mi veda il dottor Suelzu. — Disse la vedova, alzandosi ed accomodandosi la benda nera intorno al viso, in modo che si vedevano appena gli occhi e il naso. — Voi state qui?

— Vado in cerca del mio cavallo: ho fatto colazione tardi, ed ora ho più sonno che appetito.

Egli si alzò e cercò un posto per collocarsi, ma gira e rigira ritornò verso il sentiero, dietro la macchia di lentischio alla cui ombra poco prima stava seduto. E si gettò fra l’erba alta e folta, che quasi lo coprì interamente. Le mosche ronzavano fra gli alti papaveri, il cielo era chiaro, dolce, lontano. Scostando i ciuffi dell’erba il vecchio poteva vedere il suo cavallo a pascolare, e fra le gambe rossastre del cavallo, come in una bizzarra cornice, il quadro luminoso e melanconico del paesaggio, la linea verde della brughiera sulla linea violetta del mare tranquillo.

Dalla spianata davanti alla chiesetta, di là dal sentiero, arrivava il lamento di una fisar-