Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/188

178 cattive compagnie


— Vengo di lontano, — rispose il vecchio, fissando i suoi occhi maliziosi sul viso della dormente.

— Che lingua vuoi che ti parli?

Saldu, saldu! E che siamo d’Oriente? — egli esclamò. — Parla sardo. Sono sardo e vecchio anche!

— Lo so. So tutto. Vedo tutto. Ti vedo; però se tu credi che io non dorma pungimi con una spilla. Vedrai: io dormo il sonno profondo di quelli che vanno all’altra vita, e ne ritornano. Pungi, pungi, uomo.

Il vecchio fu tentato di pungerla davvero; poi disse con la sua voce sarcastica:

— Non ti pungo, non sono venuto per questo. Si pungono i pezzi di sughero e le foglie di fico d’india, per fare le magìe: i cristiani non si pungono. Se non avessi creduto non sarei venuto. Io vengo di lontano. Ho viaggiato due giorni e mezzo e due notti: sono vecchio e sono stanco. Facciamo presto.

— Facciamo presto, — ripetè la donna. — Sì, vedo che sei vecchio. Sei basso, ma sei robusto: hai il viso sbarbato, rosso come un’arancia: hai due riccioli bianchi sulle orecchie. I tuoi occhi sono maliziosi come quelli d’un giovinetto. Sei vecchio, ma sembri giovane. Sei vedovo: hai avuto molti figli: hai un segreto.