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Cattive compagnie | 171 |
— Puoi telegrafare al vescovo, che ti mandi altri denari.
— Ah, no! Non voglio umiliarmi. Piuttosto riparto subito: il viaggio è pagato. E voi, voi state attento al vostro famoso amico.
Ma il vecchio sorrise, e ripetè che nessuno, neppure il diavolo in persona, poteva “imbrogliarlo„. Intanto Elia riuscì a farsi prestare cento lire da lui. E con queste cento lire egli e Pasqua andarono a Pompei. L’amico non si lasciò più vedere e Pasqua ne fu contenta.
*
E un giorno il vescovo, che era tutto felice per il ritorno dei suoi cari nipoti, ricevette da Pompei una lettera raccomandata, con dentro i biglietti che i suoi cari nipoti avevano offerto alla Madonna. I biglietti erano falsi: imitati alla perfezione, ma falsi.
Il buon vescovo fu colto da un deliquio, tanto la cosa gli parve abbominevole.
Appena rinvenne chiamò Elia e gli domandò qualche spiegazione. Elia impallidì, si confuse, si contraddisse. Fra le altre cose raccontò di aver prestato la somma all’amico negoziante; l’amico negoziante gli doveva aver restituito i biglietti falsi.