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Cattive compagnie 163


vano appuntamento quando si recavano da lui; ma su una delle porte si leggeva, su una targhetta, il suo nome e cognome.

Elia, pur convinto di aver a che fare con una persona agiata e distinta, diffidava ancora. Non capiva perchè il negoziante si mostrasse tanto premuroso con loro. Forse Pasqua cominciava a capire qualche cosa, ma si guardava bene dal dirlo. Ecco, le era parso che l’uomo le facesse un tantino la corte! Egli la guardava fisso, quando gli altri non lo osservavano, e coglieva tutte le occasioni per rivolgerle paroline galanti.

Sulle prime ella si spaventò, ricordandosi che era nipote d’un vescovo e sposa da dieci giorni appena.

Le pareva mostruoso che il giovane negoziante le dimostrasse tanta ammirazione: ma si guardò nello specchio, vide che era molto graziosa e pensò:

— Si vede che ai continentali piacciono molto le donne sarde.

D’altronde ella si credeva invulnerabile; e ricordava ciò che diceva spesso o zio vescovo:

— Il merito del cristiano consiste nel resistere alle tentazioni.

Lasciamo dunque che il continentale guardi. I suoi occhi celesti, così miti e dolci, non in-