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158 | cattive compagnie |
Allora egli andò nella sua camera e ritornò con una piccola bisaccia sarda, dalla quale trasse del pane duro, formaggio e salsicce.
Egli s’era portato a Roma la sua provvista, come quando nella sua isola viaggiava a cavallo da un paese all’altro.
— Tutte le mattine devo andare alla Clinica, per curarmi l'orecchio, — disse, dopo aver inzuppato il suo pane nell’acqua, — ma il pomeriggio l’ho sempre libero. Qualche volta vado a far colazione fuori, ma sempre che posso mangio il mio pane e il mio companatico. Mi sono portato addietro due bisacce di provviste, io! Mia moglie, poi, oggi mi ha mandato un pacco di salsicce. Povera vecchia, essa crede che a Roma non si trovino salsicce! — Sì, sono qui da una settimana, — proseguì, — ma mi pare di essere mille anni lontano dal mio paese. Questa Roma! Sembra un alveare! E quanti danari ci vogliono! Ma si vedono delle belle cose, però. E i palazzi? Come sono grandi! A mio giudizio, ci son palazzi che valgono centomila scudi. Sì, è un gran diavolo di città, questa, ma bisogna stare attenti per i ladri. Eppoi uno che viene da un piccolo paese, come me, può anche smarrirsi. Per fortuna io ho una buona guida. Ho trovato un amico, un brav’uomo, che è stato una volta