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150 | cattive compagnie |
vicinò allungarono il musino e scossero le orecchie.
E la vecchia li guardava, coi suoi grandi occhi umidi, e anch’essa sporgeva il muso come fiutando l’odore del nido.
*
Ricominciò a piovere. Per otto giorni e otto notti un velo grigio di nebbia e di pioggia avvolse e coprì l'isola. Lo stagno parve riempirsi di un inchiostro nero argenteo e l’acqua salì, salì, arrivò fin quasi al rifugio della lepre. Questa aveva tentato di ritornare ancora verso il nido dei leprotti, ma qua e là, intorno al suo rifugio, la sabbia si era spaccata e impregnata d’acqua. Impossibile arrivare fino alla piccola valle. E pioveva e pioveva: s’udiva un rumore lontano, pauroso, come il rombo di un esercito nemico che passasse invadendo e distruggendo ogni cosa.
La vecchia lepre conosceva bene quel rombo, che era la voce cupa del fiume vincitore, e non osava più muoversi dal suo rifugio, tormentata dal freddo e nutrendosi solo con qualche foglia secca. Un giorno dovette star digiuna perchè l’acqua arrivava proprio fino ai tronchi del rifugio, ed era pericoloso muoversi di lassù.