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come non lo era stata mai: ed ecco che improvvisamente il fantasma nero e terribile ricompariva! Che veniva a fare?

Raggomitolata sotto il cespuglio, coi grandi occhi immobili sotto le palpebre rossastre, essa scorgeva in lontananza un tratto di sabbia circondato di macchie e illuminato dalla luna: era una specie di piazza, dove anche lei, nei tempi felici della sua giovinezza, aveva saltato e corso dietro la propria ombra, o aveva atteso il suo amante, nelle notti di luna.

Un’ombra passò laggiù, poi un’altra: la vecchia lepre credette di sognare. Le ombre però ritornarono, si fermarono, ripresero la loro corsa fantastica. Non c’era da sbagliarsi: erano due lepri. La vecchia solitaria comprese allora perchè il nemico nero, il cacciatore notturno, era ricomparso nell’isola.

E una rabbia feróce, quanto può esserlo la rabbia d’una lepre, le agitò nuovamente il cuore. Invece di convincersi che ritenendosi oramai sola nell’isola si era ingannata, le parve che i suoi simili avessero ripreso possesso del luogo senza averne il diritto.

La vecchiaia e la solitudine l’avevano resa selvatica ed egoista: le dispiacque più la ricomparsa delle lepri che quella del nemico nero, e quando uscì dal suo nascondiglio per