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140 | cattive compagnie |
il suo cane rosso urla disperatamente alla luna, scuotendo la catena. Che è accaduto?
Il pastore corre alle mandrie, e le mandrie sono vuote. Egli ascolta, ma il silenzio della notte è turbato solo dal rauco urlare del cane. Un sudore di morte gli bagna la nuca: orrende imprecazioni gli escono dal petto ansante. Egli è rovinato: durante la sua assenza ignoti predoni gli hanno rubato il gregge, e sono spariti senza lasciare tracce, come la volpe.
Urlando di rabbia, il pastore si getta fra le macchie, e corre e corre, e attraversa la pianura cercando il punto ove i ladri, hanno guadato il fiume.
Ecco, forse è qui; i giunchi sono calpestati, l'acqua scarsa brilla riflettendo il cielo sereno.
Il pastore si tuffa nell’acqua, ma l’acqua non è così scarsa come sembrava; più egli avanza, più affonda: ecco, fino alle coscie, fino alla cintola, fino al petto, fino alla gola. È perduto, affoga; i suoi occhi non vedono più che una distesa d’acque gorgoglianti, cosparsa di vermi bianchi con gli occhi verdi lucenti.
Allora prova una terribile impressione, gli sembra di esser morto, di non poter più rivedere i suoi cari, le sue montagne natie: gli sembra che per tutta l’eternità dei secoli debba