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136 | cattive compagnie |
Egli è sceso dalle aspre montagne natìe, i cui freddi pascoli, odorosi di tirtillo e di timo nelle splendide primavere, ora son coperti di neve segnata dalle orme delle lepri e dei mufloni.
Il pastore ha lasciato gli alti pascoli ai primi soffi autunnali, ed è calato alla pianura con la sua greggia, i suoi cani, il suo sacco, — lungo mantello d’orbace ch’egli getta sul capo e allaccia sotto il mento — col suo cavallo, i suoi arnesi di sughero, i suoi cucchiai d’unghia di pecora, e con la sua provvista di pane d’orzo per tutto l’inverno.
Egli è un nomade, ma ha una numerosa famiglia stabilita nel villaggio delle montagne.
Mentre guarda le pecore al pascolo, egli ha negli occhi la visione della casetta dove i suoi cari passano il rude inverno; ecco, dietro i vapori luminosi della luna sorgono le vette argentee della montagna e sotto le candide conche abitate dal muflone splendono i lumi del piccolo paese. La casa del pastore è di pietra e di legno, e nell’ampia cucina fuma l’antico focolare di pietra, e sul fuoco di tronchi bolle una gran pentola nera.
La casa del pastore è ricca; v’è legna, lardo, patate, fagiuoli. Le donne del pastore hanno lavorato tutto l’anno negli orti, irrigando i