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4 cattive compagnie


guardiano fissò gli occhi appannati davanti a sè, sulla distesa degli scogli rossastri alla luna.

Era sveglio, ma sentiva ancora, oltre il fruscio delle onde, i fischi, il rombo, le campane, il canto del cuculo. Gli pareva che un treno passasse di là delle macchie, nella strada provinciale.

Si portò i pollici alle orecchie, se le chiuse, e si accorse allora che i rumori erano dentro la sua testa.

— Sta a vedere, diavolo, che prendo le febbri. Mi manca solo quello! — disse a voce alta, mettendosi a sedere. E scosse le braccia, aprendo e chiudendo le mani ancora tormentate da un intenso formicolìo. Allora ebbe paura. Non era mai stato malato.

— Proprio adesso. No, no, Sant’Eusebio mio, no, no!

S’alzò e uscì fuori sulla spiaggia. La notte, dolce e tiepida, sembrava una notte di giugno.

Dietro la capanna si stendeva una landa rocciosa e paludosa, coperta di macchie selvagge, e chiusa, in lontananza, da una linea di colline grigie, che erano come le prealpi dei monti lontani.

Il mare selvaggio delle coste orientali dell’isola, agitato, verso la spiaggia, anche nelle notti serene come quella, si sbatteva contro