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Ballòra 125


casa nostra. Siamo sette fratelli, tu lo sai, otto con nostro cognato Bastianu Piras: io ora sono invalido, ma gli altri lavorano tutti. Siamo poveri, — ripetè con fierezza — ma siamo uniti, andiamo d’accordo e perciò siamo più ricchi e potènti del vicerè. Ci chiamano Predas Aspras, e davvero siamo rozzi, ma se non ci molestano non molestiamo nessuno.

— Sì, sì, lo so, — disse il Ghisu, per lusingare zio Ballòre — so che siete gente forte e onesta. Appunto per questo vi proponevo....

— Ebbene, non parliamo più della tua proposta: parliamo d’altro. Io ho conosciuto tuo padre, sai: ho preso in affitto le sue tancas, molti e molti anni or sono. Un uomo astuto, tuo padre, parlava bene come un avvocato. Diceva che i setti fratelli Pintore, come sos sette frades1 del cielo, non si sarebbero separati mai. E fu così.

— Anche il figlio è un giovane astuto, — disse il Sindaco, che s’accorgeva degli sguardi sempre più insistenti di Ballòra e del nuorese, e ne provava dispetto. — Non sai, Predas A’, che è riuscito a far innamorare di lui la ragazza più benestante di Nuoro?

Il fuso di Ballòra cadde per terra.

  1. I Sette Fratelli: l’Orsa maggiore.