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102 cattive compagnie


specialmente l’attenzione di Barbara: era bellissimo, con un viso puro ma accigliato: i suoi grandi occhi neri, foschi e bistrati pareva avessero veduto tutte le tempeste del mare e della vita. Appena la barca fu assicurata, egli si buttò in acqua e cominciò a nuotare e guizzare, fra un cerchio spumante; poi, fatto il bagno, saltò sulla banchina e stette immobile al sole.

Barbara lo guardava con ammirazione: le sembrava un efebo di bronzo. Vedendosi osservato, egli le voltò le spalle; saltò nella barca, si asciugò, indossò una maglia nera che aveva sul petto un’àncora rossa; mise sui capelli ricciuti un berrettino nero e se ne andò in paese, mentre i due vecchi pescatori accendevano il fuoco e tiravano le reti rossastre ammucchiandole sulla banchina soleggiata.

Un cagnolino nero saltò in cima alla scaletta della barca e cominciò ad abbaiare guardando verso il balcone; pareva gli desse fastidio l’insistente curiosità di Barbara. Ma ella gli sorrise, gli accennò di calmarsi e continuò a guardare.

Quella barca le sembrava diversa dalle altre; coi suoi colombi, il gatto, il cagnolino, un porcellino, pareva una casetta galleggiante, un’abitazione preistorica di gente che non avesse altro rifugio che quello.