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Ozio 101


sollevarono, e per tre giorni e tre notti ruggirono e assalirono i blocchi del molo come tigri affamate. Barbara andava da una finestra all’altra e guardava attraverso i vetri. Tutto il mare era livido, segnato, all’orizzonte, da una linea violetta, quasi nera: anche il cielo, senza essere annuvolato, era livido: pareva che la natura fosse malata.

Nel porto le barche e le paranze si stringevano le une contro le altre, come per proteggersi a vicenda; e se qualcuna, più ardita, osava allontanarsi, barcollava sulle onde e sembrava ubriaca. Fu in quei giorni che Barbara osservò di faccia al suo balcone una grande barca da pesca, tinta di verde e di viola, con due pescatori anziani, rossastri e vigorosi, che dovevano essere due fratelli e un giovinetto di sedici o diciassette anni. La barca si chiamava la Maria Anna. I due anziani lavoravano e s’agitavano continuamente; preparavano i pasti, lavavano i panni, camminavano sulle corde come scimmioni: a volte scendevano a terra e seduti sulla banchina o sotto il balcone di Barbara, rammendavano le vele e le reti, aiutandosi coi pollici dei piedi forti come uncini di ferro. Il vento scompigliava i loro capelli di rame, e portava via le loro cantilene monotone. Il pescatore più giovine attirò