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— È costume del tuo paese? Donna Ester, donna Ruth, ci ha scambiato con loro! Ci crede tutte sue zie!
Efix intanto, tirati giù i guanciali li portò dentro la capanna vuota passando di traverso per la stretta porticina. Grixenda lo aiutò a stenderli sul sedile in muratura, lungo la parete, e fu lei a spazzar la celletta e a preparare il lettuccio, mentre nell’altra capanna si udiva Giacintino rispondere rispettoso e quasi timido alle domande delle zie.
— Sissignora, da Terranova in bicicletta: cos’è poi? Un volo! Con una strada così piana e solitaria si può girare il mondo in un giorno. Sì, la zia Noemi è rimasta, vedendomi: non mi aspettava certo, e forse credeva che avessi sbagliato porta!
Ogni sua parola e il suo accento straniero colpivano Grixenda al cuore. Ella non aveva ben distinto il viso del giovine arrivato da terre lontane, ma aveva notato la sua alta statura e i capelli folti dorati come il fuoco. E provava già un senso di gelosia perchè Natòlia, la serva del prete, s’era cacciata dentro la capanna delle dame e parlava con lui.
Com’era sfacciata, Natòlia! Per piacere allo straniero si beffava persino delle capanne, che dopo tutto erano sacre perchè abitate dai fedeli e appartenenti alla chiesa.
— Neanche a Roma ci son palazzi come
Grazia Deledda. | Canne al vento. | 5 |