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lungo i muri si curvava la figura nera di qualche donna intenta a cucinare.

Gli uomini, venuti alla vigilia per portare le masserizie, eran già ripartiti coi loro carri e i loro cavalli: rimanevano le donne, i vecchi, i bambini e qualche adolescente, e tutti, sebbene convinti d’esser là per far penitenza, cercavano di divertirsi nel miglior modo possibile.

Le dame Pintor avevano a loro disposizione due capanne fra le più antiche (tutti gli anni ne venivan fabbricate di nuove) dette appunto sas muristenes de sas damas, perchè divenute quasi di loro proprietà in seguito a regali e donazioni fatte alla chiesa dalle loro ave fin dal tempo in cui gli arcivescovi di Pisa nelle loro visite pastorali alle diocesi sarde sbarcavano nel porto più vicino e celebravano messa nel Santuario.

Ecco ancora, fra una capanna e l’altra, all’angolo del cortile, il sedile di pietra addossato al muro ove zia Pottoi aveva veduto donna Maria Cristina corteggiata come una Barona da tutte le vassalle che si recavano in pellegrinaggio alla chiesa.

Adesso donna Ester e donna Ruth sedevano umili e nere come due monache col fazzoletto bianco in testa e le mani sotto il grembiale, pensando a Noemi lontana, a Giacinto lontano.

La loro cena era stata frugale: una zuppa di latte che non gonfiava lo stomaco e la-