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come quando si ha la febbre alta.... Rivedeva solo il viso livido e contratto di Efix che si curvava a guardare per terra quasi cercasse un oggetto smarrito.
— Padrone mie, zitte, zitte! — mormorava, ma egli stesso era poi corso per il paese domandando a tutti se avevano veduto Lia; e si curvava a guardare entro i pozzi, e spiava le lontananze.
Poi era tornato don Zame....
A questo ricordo un fragore di tempesta echeggiava nella memoria di Noemi; ogni volta ella sentiva il bisogno di muoversi, come per rompere un incubo.
S’alzò dunque e salì nella sua camera, la stessa ove un tempo dormiva con Lia: lo stesso letto di ferro arrugginito a foglie d’oro stinte, a grappoli d’uva di cui solo qualche acino conservava come nei grappoli veri acerbi un po’ di rosso e di violetto: le stesse pareti imbiancate con la calce, i quadretti con cornici nere, con antiche stampe di cui nessuno in casa conosceva il valore: lo stesso armadio tarlato, sopra la cui cornice arance e limoni in fila luccicavano al tramonto come pomi d’oro.
Noemi aprì l’armadio per rimettere il lavoro, e il cardine stridette nel silenzio come una corda di violino, mentre il sole già senza raggi gettava un chiarore roseo sulla biancheria disposta sulle assi rivestite di carta turchina.
Grazia Deledda. | Canne al vento. | 4 |