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suonava in onore degli sposi, ed egli ricominciò a ricordare tante cose: il rumore del Molino, su a Nuoro, le nuvole sopra Monte Gonare, il fruscio delle canne sul ciglione....

— Efix, rammenti? Efix, rammenti?

Com’era diventata grande la cucina! Scura e tiepida, coi muri lontani, con sfondi misteriosi come una tanca di notte. L’usignuolo cantava, il cieco raccontava la storia del palazzo d’oro del Re Salomone.

«... tutto era d’oro, come nel mondo della verità; tutto era puro, lucente. Melagrane d’oro, vasi d’oro, stuoie d’oro....»

Ed egli vedeva la casa di don Predu, coi melagrani carichi di frutti, i palmizi, le stuoie coperte di grappoli d’uva e di zucche d’oro.

— Noemi starà bene.... là.... mangerà bene, ingrasserà, darà i denari a donna Ester per accomodare qui il balcone. Starà bene... Sarà come la Regina Saba. Ma anche lei, la Regina Saba non era contenta.... Anche Noemi si stancherà della sua croce d’oro e vorrà andare lontano, come Lia, come la Regina Saba, come tutti....

Ma questo non gli destava più meraviglia: andare lontano, bisognava andare lontano, nelle altre terre, dove ci sono cose più grandi delle nostre.

Ed egli andava.

Chiuse gli occhi e si tirò il panno sulla testa. Ed ecco si trovò di nuovo sul muric-