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la padrona giovane, — non è forse ricco e disgraziato?
Ma la padrona rideva di nuovo ed egli contro sua volontà s’irritò.
— Che c’è da ridere? Ebbene, non è forse disgraziato, don Predu? Finchè lei, donna Noemi mia, non avrà pietà di lui.... Eppure egli è buono.
Allora donna Ester si alzò, appoggiando la mano alla spalliera della panca e stette a guardarli severa.
— Ma che buono, — disse Noemi, senza più ridere. — È vecchio, adesso, e non può più beffarsi del prossimo: ecco tutto! Non parliamo di lui.
— Parliamone, invece, — disse donna Ester con forza. — Efix, spiegami le tue parole.
— Che cosa devo spiegarle, donna Ester mia? Che don Predu vuole sposare donna Noemi?
— Ah, tu pure lo sai? Come lo sai?
— Sono stato io il primo paraninfo.
— Il primo e l’ultimo, — gridò Noemi buttando via il gatto come un gomitolo. — Basta; non voglio se ne parli più.
Ma Efix si ribellava.
— Ma perchè io non gli ho mai portato la risposta, donna Noemi mia! Come potevo portargliela? Non osavo, e sono fuggito per questo.
Donna Ester tornò a sedersi accanto a lui, ed egli la sentì tremare tutta.