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— Dunque, in viaggio eravamo tanti poveri diavoli: si andava, si andava, senza sapere dove si andava a finire, ma sempre con la speranza del guadagno. Si andava, in fila, come condannati....

— Ma non eravate in mare?

— In mare, sì, cosa dico? E in mare in burrasca, anche. Mi sono tante volte bagnato. Fame non se ne pativa, no; eppoi, chi aveva fame? Io no: sentivo qualche volta come una mano che mi abbrancava lo stomaco e pareva volesse estirparmelo: allora mangiavo e mi acquetavo. Arrivati là si cominciò a lavorare.

— Che lavoro era?

— Oh un lavoro facile, per questo: così.... si levava la terra da un posto e si metteva nell’altro...

— Ma è vero che si fa un canale perchè ci passi il mare? Ma l’acqua non segue, dentro il canale?

— Sì, veniva dentro il canale; ma ci son le macchine per tenerla indietro. Son come delle pompe.... io non le so descrivere, insomma!

Noemi ascoltava, zitta, lisciando la schiena al gatto che le ronfava in grembo con voluttà. Ascoltava, ma col pensiero lontano.

— Eravate proprio in campagna? Dicono che là è tutto caro. Rammenti quello che raccontavano gli emigranti, laggiù al Rimedio? Eppoi, dicono, è un paese dove non ci si diverte.