Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/273


— 265 —

Ma Noemi li guardava tutti e due coi suoi occhi cattivi e pareva divertirsi alla scena.

— Sì, Ester! Hai gli occhiali perchè oramai sei vecchia.

— Siedi, — invitò anche lei, battendo la mano sulla panca, ed Efix sedette accanto alla vecchia padrona tutta tremante di sorpresa. Sulle prime non seppero cosa dirsi: egli stringeva a sè la bisaccia e chinava la testa vergognoso; ella si levò gli occhiali, li chiuse fra le pagine del libro, parve volesse appoggiarsi al fianco del servo.

Finalmente volsero tutti e due il viso a guardarsi ed ella scosse la testa con un cenno di rimprovero.

— Bravo! Gira gira sei tornato! Ma perchè mai una riga, un saluto? Eppure gente dall’America ne è venuta!

Efix aprì la bocca per rispondere, ma vide Noemi che rideva come sapesse anche lei la verità, e tacque ancora più umiliato.

— E sei andato via così, Efix! Come se ti avessimo offeso, senza dire una parola, Efix! E pensa, pensa, io dicevo sempre a me stessa: perchè Efix ha fatto così? Si può finalmente sapere il perchè?

— Cose del mondo! S’invecchia, si rimbambisce, — egli rispose con un gesto vago. — Adesso son qui... Non parliamone più.

— E adesso, che cosa conti di fare? Tornerai da Predu? O, come dice la gente, è