Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/246


— 238 —

sopra di loro e gli strilli delle donne s’unirono alle risate degli uomini.

— Io però vorrei sapere come ha fatto a vederlo!

— Ma se non è cieco! Malanno li colga tutti, fingono dal primo all’ultimo....

— E io gli ho dato tre volte nove reali! Come te lo hai fatto il tumore?... Dimmelo, ti dò altri nove reali; che così me lo faccio anch’io per non andare al servizio militare.

— Guarda che vengono i soldati.

— State zitti: roba da niente.

La gente si divise per lasciar passare i carabinieri: alti, col pennacchio rosso e azzurro svolazzante come un uccello fantastico, stettero sopra i due mendicanti raggomitolati per terra.

Il vecchio tremava di rabbia, ma non apriva bocca: l’altro aveva ripreso la sua posizione e disse con voce triste che non sapeva nulla, che non si era mosso, che aveva sentito un uomo piombargli addosso come un muro che crolla.

Li fecero alzare, li portarono via. La folla andò loro dietro come in processione. Efix seguiva anche lui, ma le gambe gli tremavano, un velo gli copriva gli occhi.

— Adesso arrestano anche me, e vengono a sapere chi sono, e vengono a sapere tutto e mi condannano.

Ma nessuno badava a lui, e dopo che i due ciechi furono dentro in caserma la gente se