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come quelle di una morta. È la gioia, certo, che la fa sbiancare così; ed egli prova un tremito, un desiderio d’inginocchiarsi davanti a lei e dirle: sì, sì, è una grande gioia, donna Noemi, piangiamo assieme.

— Lei accetta, donna Noemi, padrona mia? È contenta, vero? Devo dirgli che venga?

Ella fece violenza a sè stessa; si morsicò le labbra, riaprì gli occhi e il sangue tornò a colorirle il viso, ma lievemente, appena intorno alle palpebre e sulle labbra. Guardò Efix ed egli rivide gli occhi di lei come nei giorni terribili, pieni di rancore e di superbia. L’ombra ridiscese su lui.

— Non si offenda se gliene parlo io per il primo, donna Noemi! Sono un povero servo, sì, ma sono chiuso come una lettera. Se lei accetta, don Predu manderà il prete a far la domanda, o chi vuol lei....

Noemi buttò giù la viola ferita e si rimise a cucire. Pareva tranquilla.

— Se Predu ha voglia di ridere, rida pure; non m’importa nulla.

— Donna Noemi!

— Sì, sì! Non dico che non faccia sul serio, sì. Allora non saresti lì. Ma adesso fa il piacere, alzati e vattene.

— Donna Noemi!

— Ebbene, che hai adesso? Lèvati, non star lì inginocchiato, con le mani giunte! Sei stupido!