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La donna s’affacciò, nera, col ventre gonfio, il seno gonfio e il viso severo come quello d’una dama. Efix la guardò un attimo, supplichevole.

— Don Predu ha voglia di ridere.

— Brutto segno, quando egli ha voglia di ridere: altri devono piangere, — disse la donna, sfidando lo sguardo del padrone: e dietro di lei sorrideva, pallida enigmatica, con la lunga bocca serrata e come fermata da due fossette, Pacciana l’altra serva.

— Io ti dico che tu sposerai Efix, Stefana.

Adesso dici di no, ma poi dirai di sì. Che c’è da ridere?

— Il riso sardonico! — imprecò dietro Pacciana, a voce bassa. E urtò Stefana per incitarla a risponder male al padrone. Ma la donna era troppo dignitosa per proseguire nello scherzo; e non aprì bocca finchè il padrone ed Efix non uscirono assieme.

Allora le due serve cominciarono a parlar male delle cugine del padrone.

— Quando vado là, col regalo entro il cestino, mi accolgono come se vada a chieder loro l’elemosina. E invece la porto loro, io! Non vedi che viso da affamato ha Efix? Da vent’anni non lo pagano e adesso non gli danno neppure da mangiare. Eppure, hai sentito il nostro padrone come s’inalbera quando gli si accenna alle sue cugine?

— I tempi cambiano: anche i puledri in-