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anziana, che filava seduta presso la porta, — hai le febbri?
— Mi rosicchiano le ossa, mi scarnificano, sia per l’amor di Dio, — egli sospirò, guardandosi le mani nere tremanti.
— Le tue padrone stanno bene? Non si vedono più neppure in chiesa.
— Neppure in chiesa vanno, dopo la disgrazia.
— E don Giacinto non torna?
— Non torna. Ha un posto a Nuoro.
— Sì, il mio padrone l’ha veduto, ultimamente. Ma pare non sia un posto molto di lusso.
— Basta vivere, Stefana! — ammonì Efix, senza sollevare la testa. — Basta vivere senza peccare.
— Questo è il difficile, anima mia! Come guadare il fiume senza bagnarsi?
— Passando sul ponte, — disse l’altra serva dal cortile curva a sbucciare un mucchio di mandorle: poi domandò: — E Grixenda, allora? Anche lei porta il lutto e non esce più.
Efix non rispose.
— E don Predu, adesso, viene da voi?
— Io non lo so: io sono sempre laggiù, al poderetto.
Le donne ardevano di curiosità, perchè da qualche tempo il padrone mandava regali alle cugine e pur beffandosi di loro non permetteva che altri ne parlasse male in sua