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Egli si tolse la berretta come un penitente.

— Donna Noemi, mi perdoni! Io credevo di far del bene.... pensavo: quando non ci sarò più io, esse almeno avranno chi le difenderà....

— Tu? Tu? Tu sei un servo e basta! Tu non ci perdoni d’esser nobili e vuoi vederci andare a chiedere l’elemosina con la tua bisaccia. Ma i corvi ti divoreranno prima gli occhi. Due di noi le hai vedute andar via, di qui.... ma le altre due no. E tu sarai sempre il servo e noi le padrone....

Egli si fece il segno della croce come davanti a una indemoniata e andò a prendere la sua bisaccia per fuggire in capo al mondo; ma donna Ester lo afferrò per la mano, e Noemi, che lo aveva seguito, cadde sulla panca come donna Ruth, con gli occhi chiusi e il viso violetto.

Egli tornò fuori, sullo scalino, e rimase tutta la notte immobile col viso fra le mani.

Prima dell’alba s’avviò in cerca di Giacinto. E su e su, per lo stradone dapprima grigio, poi bianco, poi roseo: l’aurora pareva sorgere dalla valle come un fumo rosso inondando le cime fantastiche dell’orizzonte. Monte Corrasi, Monte Uddè, Bella Vista, Sa Bardia, Santu Juanne Monte Nou sorgevano dalla conca luminosa come i petali di un immenso fiore aperto al mattino; e il cielo stesso pareva curvarsi pallido e commosso su tanta bellezza.


Grazia Deledda. Canne al Vento 11