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liera del sedile, con le mani abbandonate come morte lungo i fianchi. Per la prima volta in vita sua provava un sentimento strano; il bisogno di muoversi, di fare qualche cosa per aiutare la famiglia.

— Ah, — disse donna Ester, alzandosi e incrociandosi lo scialle sul petto, — del resto bisogna esser pazienti e prudenti. Andrò da Kallina e la pregherò di pazientare.

— Tu, sorella mia? Tu in casa dell’usuraia? Tu, donna Ester Pintor?

Noemi la tirava per il lembo dello scialle; ma donna Ester, nonostante predicasse pazienza e prudenza, ebbe uno scatto.

— Donna Ester un corno! Il bisogno, tu lo sai. sorella mia, rende pari tutti.

E andò.

Allora Noemi fu riassalita da un impeto di umiliazione e di sdegno: la figura di Efix le balzò davanti come quella della vittima rassegnata al sacrifizio, ed ella corse nel cortile e uscì sul portone aspettando che passasse qualcuno per pregarlo d’andare a chiamare il servo.

— Lui, lui è la causa di tutto! Lui aveva promesso di sorvegliare Giacinto e di proteggerci contro di lui....

Nessuno passava; tutto era silenzio e anche dentro casa donna Ruth pareva morta. Noemi non dimenticò mai quel momento d’attesa, nell’ultimo crepuscolo che le pareva il