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non voleva mostrarsi curiosa e debole davanti a quell’uomo che tutti in paese temevano e disprezzavano.

A sua volta l’usciere esitò ancora prima di consegnarle la carta, finalmente si decise e andò via rapido.

Ella si mise a leggere, con la tela sul braccio, gli occhi ancora umidi di lagrime d’amore.

«In nome di Sua Maestà il Re....» La carta aveva qualcosa di misterioso e di terribile: pareva mandata da una potenza malefica.

Piano piano, a misura che leggeva e che capiva, Noemi credeva di sognare. Tornò a sedersi, rilesse meglio. Caterina Carta, di professione casalinga, domandava alla nobile Ester Pintor, entro cinque giorni dalla notificazione dell’atto di protesto, la restituzione di duemilasettecento lire comprese le spese della cambiale firmata da detta nobile Ester Pintor.

Sulle prime anche Noemi credette come Efix, a un atto inconsulto di Ester. Un fugace rossore le colorì la fronte; come una fiamma che brilla un attimo e si spegne nella lontananza della notte oscura le salì dalla profondità della coscienza la certezza che anche lei avrebbe, pochi momenti prima, fatto qualunque follìa per Giacinto. Poi silenzio, buio. Lei, sì, pochi momenti prima; ma Ester? Ester non poteva aver provato la